creazioni furiose
C’è un filo che unisce i pezzi della vita di ognuno di noi, un filo che può essere cucito, disfatto e ricomposto. Come quello che lega un gruppo di dieci donne con disabilità psichiche, italiane e di origine straniera, agli abiti appesi alle rastrelliere della sartoria l’Orlando furioso di Torino (www.orlandofurioso.it). Un progetto nato all’interno della cooperativa sociale Altra mente, dal desiderio di fornire una possibilità formativa e uno spazio occupazionale per le pazienti dei servizi territoriali delle Asl della città.
Il laboratorio si trova in un luminoso loft in centro (via Le Chiuse 6, vicino a piazza Statuto): un ambiente solare e piacevole, l’opposto di quello che nell’immaginario collettivo rappresenta il disagio mentale e ciò che serve per curarlo. Qui, dal martedì al venerdì, due gruppi di cinque pazienti dai 25 ai 60 anni partecipano in tutto e per tutto alla vita della sartoria: fare orli e cucire bottoni, ma anche gestire piccoli contrattempi quotidiani come un ritardo nella consegna di un tessuto o la lamentela di un cliente insoddisfatto. “Questi episodi poco piacevoli vengono analizzati in gruppo e diventano simboli importanti per le ragazze”, dice Maria Iannì, una delle educatrici. “La scelta di farle vivere in un ambiente di lavoro normale è stata fondamentale – aggiunge Elena Varini, la psicologa che ha ideato il progetto insieme alla collega Elisabetta Torchio – : alcune tra le più anziane non hanno più avuto ricadute cliniche e, dopo anni di psichiatria, hanno ripreso a vivere in famiglia”.
Un vanto per questo gruppo di lavoro, tutto al femminile, che l’anno scorso ha inaugurato una propria linea di abbigliamento per ora in vendita solo presso l’atelier, in cui la qualità artigianale strizza l’occhio all’ultima moda: lane, cotoni pesanti e cady di seta per giacche, pantaloni, t-shirt, abiti e mantelle. Capi che le ragazze hanno battezzato con nomi originali: tra gli altri le magliette “Come tu mi vuoi”, indossabili in tre modi diversi; il colabacco “Colpazzo”; i guanti “Agguantami” e “Scacco matto”, un maglione invernale realizzato con diversi materiali. I tessuti sono il più possibile naturali e a km zero, con una grandissima attenzione alla qualità. Perchè si rafforzi sempre più la convinzione che l’uscita dalla segregazione e dall’isolamento genera soprattutto bellezza.
A cura di Chiara Righi, curatrice della sezione Critical Fashion di Fa’ la cosa giusta!, ha dato vita nel 2010 alla prima edizione di So Critical So Fashion.
Da Terre di mezzo Street Magazine – novembre 2011
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